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L'arcipelago dell'arte

Semplicemente straordinario, un paradiso per gli amanti dell'arte contemporanea esiste poche miglia al largo delle coste di Okayama. Il suo nome è Benesse Art Site e merita davvero una visita, almeno una volta nella vita.

by Nanban

Il 1985 è una data importante per un piccolo arcipelago al largo di Okayama, formato dalle isole di Naoshima, Teshima e Inujima.

In quell’anno Tetsuhiko Fukutake, imprenditore e mecenate giapponese, dava concretamente inizio a un progetto culturale che ne avrebbe completamente mutato il destino, trasformandole in uno dei più spettacolari esperimenti di contaminazione fra arte, natura e paesaggio.

In un quarto di secolo, partendo da una sorta di campeggio per ragazzi, le tre isole sono diventate un centro per la ricerca del benessere fondato sulla contemplazione e la fruizione di opere d’arte moderna e contemporanea, ospitate all’aria aperta e in diverse strutture ricettive e museali, parte delle quali progettate dall’architetto giapponese Tadao Ando.

NAOSHIMA

All’approdo di Naoshima il visitatore è accolto da una leggera tettoia progettata dall’altro noto studio di architettura giapponese SANAA e da un piccolo parco giochi con opere di Yayoi Kusama, che troneggia anche lungo il molo proteso dalla spiaggia verso il mare con una sua tipica zucca gigante a pois.

Sull’isola si trovano alcune delle strutture più importanti del complesso, denominato Benesse Art Site, tutte disegnate dalla mano di Ando: il primo incontro è con il Benesse House Museum, vale a dire un albergo nel quale è ospitato un museo con opere - fra gli altri - di Richard Long, Alberto Giacometti, Dan Flavin, oltre che di artisti giapponesi come Hiroshi Sugimoto e Shinro Ohtake. È senza dubbio il luogo ideale dove soggiornare sull’isola (anche perché consente di aggirarsi per le sale dopo l’orario di chiusura), magari nelle stanze distaccate in cima alla collina, il c.d. Oval, sei stanze costruite in intorno a una piscina ovale nera; ma per chi cercasse soluzioni più accessibili, sono presenti a pochi minuti dalla spiaggia dieci yurte mongole per poche decine di euro a notte.

Spostandosi a bordo delle bici elettriche a disposizione, si raggiungono poi il Chichu Art Museum, con spettacolari opere site specific di Walter De Maria e James Turrell, oltre all’emozionante display di cinque dipinti del ciclo dei fiori di loto di Claude Monet, per ospitare il quale è stato creato appositamente uno spazio immacolato, pavimentato con tessere in marmo di Carrara, per meglio integrare le opere con il contesto, richiamando elementi naturali e, fuori, è stato ricostruito il giardino in stile giapponese voluto dal pittore per la sua casa di Giverny.

Sempre sull’isola si trova un immenso spazio interamente dedicato all’artista coreano (vivente) Lee Ufan, in una struttura parzialmente ipogea che evoca un atmosfera raccolta e meditativa.

Infine, l’isola ospita un progetto di arte diffusa, l’Art House Project, un work in progress che attualmente vede sette case abbandonate nel distretto di Honmura trasformate esse stesse in opere d’arte, come opera d’arte diventa il bagno pubblico in stile giapponese, il sentō, nel quale un elefante soprassiede alle abluzioni dei visitatori, mescolati agli abitanti dell’isola.

TESHIMA

Il pezzo forte dell’isola è una miracolosa opera che fonde sapientemente arte e architettura, con leggerezza e poesia, frutto della collaborazione di Ando e dell’artista giapponese Rei Naito: una struttura a forma di goccia d’acqua nella quale fontane perpetue pressoché invisibili disegnano scenari acquatici mercuriali in continuo mutamento a seconda dell’ora del giorno e delle stagioni.

Sono poi presenti un’ulteriore esempio di trasformazione di antiche residenze in opere d’arte, la Teshima Yokoo House, e il remoto avamposto della celeberrima opera di Christian Boltanski, esposta al Grand Palais di Parigi e all’Hangar Bicocca di Milano nel 2010: gli Archivi del Cuore.

In un piccolo edificio al termine della strada, sono custoditi i battiti del cuori di migliaia di persone (con l’obbiettivo di raggiungere tutti i battiti dell’umanità), uno dei quali, estratto a sorte, diventa il cuore temporaneo di un’installazione luminosa e sonora.

INUJIMA

La più piccola e remota delle tre (benché in linea d’aria sia la più vicina a Okayama), visitabile a piedi, Inujima ospita ulteriori case-museo, recuperate da artisti e architetti giapponesi, ed un suggestivo museo ricavato all’interno di una raffineria di rame abbandonata, nel quale, oltre a curiosi tunnel di specchi, si trova un poetico omaggio a Yukio Mishima, composto da elementi della sua casa sospesi a mezz’aria.

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