All’interno della storia del design industriale e - per così dire - artigianale giapponese, un ruolo di assoluto rilievo ricopre il binomio composto da Yanagi Sōetsu e suo figlio Sori.
Il primo, nato verso la fine del diciannovesimo secolo, è stato principalmente un filosofo.
Il secondo, forse più noto al vasto pubblico, è stato uno dei principali designer giapponesi del secolo scorso, autore di alcuni degli oggetti di uso comune più diffusi sul suolo nipponico.
Apparentemente due mondi lontani e separati, invece si può ben sostenere che il primo sia stato il precursore e il secondo il continuatore di un’unico percorso coerente e affascinante.
Un percorso che ha inizio nel 1914.
In quell’anno, il venticinquenne Sōetsu, già da tempo immerso in speculazioni filosofiche e nello studio della filosofia delle religioni, conosce le ceramiche coreane della dinastia Joseon, introdotte in Giappone da Asakawa Noritaka e dai fratelli Takumi e rimane folgorato della bellezza delle loro forme.