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La nascita del Giappone moderno in dieci capolavori: II. Il carcere di Kosuge

Alla scoperta degli edifici che hanno plasmato il Giappone del Novecento con una guida d'eccezione.

Dopo la Villa imperiale di Katsura, ideale riferimento dei modernisti giapponesi, proseguendo nella selezione delineata dal fotografo Hiroshi Sugimoto, il viaggio prosegue con un edificio molto particolare.

II. Il carcere di Kosuge (1929)

L’abbandono da parte del modernismo degli stilemi convenzionali e decorativi dell’epoca per una maggiore libertà espressiva, trova un’affascinante sintesi in questo edificio che, paradossalmente, si presenta con un disegno a forma di uccello (un tema che sembra richiamare il complesso di edifici a stormo di Katsura) quasi fosse sul punto di librarsi nel cielo, pur essendo in realtà l’esatto contrario del concetto che vuole esprimere, trattandosi di un luogo destinato alla segregazione e all’isolamento.

È possibile che l’intento fosse quello di esprimere la possibilità di una forma di redenzione tramite l’espiazione della pena, tant’è che la sua stessa edificazione è stata portata a termine dai condannati ai lavori forzati.

Lo stesso posizionamento di due orologi - gli occhi della gru - in cima alla torre centrale, adibita al contempo a torre di avvistamento per tenere sotto controllo eventuali tentativi di evasione, prosegue in questa sorta di dicotomia fra monito e auspicio difficile da decifrare del tutto.

Un’architettura finalmente libera dal passato, per residenti privati delle libertà elementari, che difficilmente avranno apprezzato lo slancio creativo del suo giovane progettista appena ventiquattrenne, Shigeo Kamahara, scomparso altrettanto giovane poco dopo la conclusione dei lavori, nel 1932, per una tubercolosi.
Un’architettura al contempo dura e spigolosa, in cemento armato, quasi a rappresentare il nuovo che vuole farsi largo fra le vecchie architetture dell’epoca Meiji.

Quel che rimane oggi dell’intera struttura, edificata sulla stessa area in cui sorgevano le precedenti prigioni - il Tokyo Shujikan, distrutto nel 1923 dal grande terremoto del Kantō - è la porzione più spettacolare, che sembrerebbe destinata ad essere preservata e che ogni anno, in inverno, viene aperta al pubblico, per una curiosa fiera in cui, oltre a visitare l’edificio, tuttora collocato a fianco del nuovo centro di detenzione di Tokyo, è possibile acquistare prodotti di vario genere realizzati dai carcerati di tutto il Giappone, farsi un giro su alcuni mezzi della Polizia, nonché, ulteriore ironia ai limiti del comprensibile, pasteggiare con un “prison bento”, che riproduce il pasto dei carcerati.

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