Nel novero dei designer giapponesi del dopoguerra, che hanno contribuito a costruire un nuovo immaginario nel quale i giapponesi potessero riconoscersi senza abbandonare le proprie radici, abbracciando al contempo la modernità parzialmente imposta dalle forze occupanti americane, spicca un nome, sebbene per molti possa non suonare familiare: Masahiro Mori.
A voler sintetizzare il suo impatto: le tavole dei giapponesi non sarebbero state mai più le stesse.
Dopo aver mosso i primi passi nelle fornaci di Arita ed aver approfondito la materia alla Tama Art University, Mori associa il suo nome fin da subito, nel 1955, ad Hakusan, l’azienda con la quale condividerà tutte le sue più importanti sperimentazioni e i suoi maggiori successi, che lo porteranno a raccogliere il numero impressionante di 111 Good Design Award (il più premiato di sempre) e a consacrarlo nell’Olimpo dei designer che hanno fatto il moderno Giappone.