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Masahiro Mori: magie di porcellana

Una vita dedicata alla porcellana, per diventare uno dei primi designer che hanno forgiato il moderno Giappone. Un'eredità eterna e una miriade di creazioni da ammirare.

by Nanban

Nel novero dei designer giapponesi del dopoguerra, che hanno contribuito a costruire un nuovo immaginario nel quale i giapponesi potessero riconoscersi senza abbandonare le proprie radici, abbracciando al contempo la modernità parzialmente imposta dalle forze occupanti americane, spicca un nome, sebbene per molti possa non suonare familiare: Masahiro Mori.

A voler sintetizzare il suo impatto: le tavole dei giapponesi non sarebbero state mai più le stesse.

Dopo aver mosso i primi passi nelle fornaci di Arita ed aver approfondito la materia alla Tama Art University, Mori associa il suo nome fin da subito, nel 1955, ad Hakusan, l’azienda con la quale condividerà tutte le sue più importanti sperimentazioni e i suoi maggiori successi, che lo porteranno a raccogliere il numero impressionante di 111 Good Design Award (il più premiato di sempre) e a consacrarlo nell’Olimpo dei designer che hanno fatto il moderno Giappone.

Con il proprio bagaglio di competenze, Mori avrebbe potuto intraprendere la strada opposta, fondando un proprio atelier, dedicandosi alla creazione di pochi pezzi per facoltosi estimatori, come tanti suoi contemporanei, ma il suo credo era un altro: offrire a quante più persone la possibilità di godere di pezzi di pregio, impeccabili esteticamente quanto funzionalmente, a poco prezzo.

Un semplice principio, cui si sarebbe attenuto tutta la vita e condensato nella sua frase più famosa: "Il mio piacere come designer è concepire forme per l'uso quotidiano e creare pezzi per la produzione in fabbrica, in modo che molte persone possano apprezzarli e goderne”. E questo è quanto ciò che tutto il Giappone ha fatto per decenni, fino ad oggi.

Nel 1960 riceve il primo Good Design Award per il suo leggendario Shoyu-sashi (醤油差し), il dosatore per salsa di soia G-type. Il resto è storia, o meglio: una sequenza incredibile di pezzi che hanno costellato le tavole di case e ristoranti giapponesi, prima di diffondersi a macchia d’olio in tutto il mondo, grazie all’originalità e alla varietà delle forme, sempre con un occhio alla funzionalità e alla semplicità d’uso.

@Casa Brutus

Una storia che si racconta praticamente da sè, senza che occorrano teoremi, ma a colpo d’occhio, grazie a uno stile non urlato ma immediatamente riconoscibile, che è andato evolvondesi molto spesso un passo avanti ai tempi.

Una storia che è qualcosa di più e di più semplice ormai: un tassello imprescindibile nelle vite di milioni di giapponesi.

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